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Intelligenza emotiva, cos’è e come sfruttarla in azienda

Dicembre 30, 2024

L’intelligenza emotiva si manifesta ogni volta che riusciamo a comprendere quanto le emozioni nostre e altrui determinino le azioni che svolgiamo e, di conseguenza, la qualità delle relazioni che instauriamo con le altre persone. 

Ed è proprio da questa consapevolezza che deriva la capacità di gestire e usare le emozioni in modo funzionale, per far sì che queste abbiano una ricaduta positiva sulle nostre relazioni sociali.

In che modo l’intelligenza emotiva può entrare in azienda ed essere sfruttata per migliorarla? Scopriamolo insieme.

 

L’intelligenza emotiva come risorsa per lavorare meglio

Il concetto di intelligenza emotiva inizia a diffondersi nel 1990, grazie a Peter Salovey e John D. Mayer. Negli anni successivi viene poi ulteriormente sviluppato dallo psicologo Daniel Goleman che, nel 1995, pubblica il libro “Emotional Intelligence: why it can matter more than IQ”.  

Nei suoi libri, Goleman descrive l’intelligenza emotiva come la capacità di identificare e gestire le proprie e altrui emozioni, con l’obiettivo di usarle per raggiungere specifici obiettivi

Si tratta di un concetto la cui applicazione è poliedrica. Dal suo sviluppo, infatti, l’intelligenza emotiva è stata impiegata in diversi ambiti: da quello sociale e familiare, fino a quello lavorativo.

L’applicazione dell’intelligenza emotiva in azienda può aiutarci a prendere decisioni emotivamente importanti. Una volta compresa l’origine e la fonte di queste emozioni, soprattutto quando si lavora in team, siamo più in sintonia con noi stessi e con l’altro. In sostanza, l’intelligenza emotiva nei luoghi di lavoro si riconduce a una corretta comprensione, espressione e gestione dei buoni rapporti, così come alla risoluzione di problemi complessi in condizioni di stress.

Essa può aiutarci ad affrontare tutti i cambiamenti che, sia sul piano psicologico che emotivo, ci sfidano ogni giorno e rischiano di innescare meccanismi pericolosi, come lo stress lavoro-correlato. 

I 5 pilastri sui quali Goleman ha sviluppato la sua teoria sono:

  • Consapevolezza di sé
  • Padronanza di sé
  • Motivazione
  • Empatia
  • Abilità Sociali 

L’intelligenza emotiva si concretizza, quindi, in una serie di soft skill che contribuiscono concretamente a migliorare il nostro lavoro: la gestione delle emozioni, la capacità di adattamento, l’autocontrollo, l’empatia e il problem solving.

 

Come allenare l’intelligenza emotiva

Se applicata alle imprese, la teoria di Goleman parte dal presupposto che, per riuscire a gestire un’azienda e superare eventuali crisi, le sole competenze tecniche non bastano. Diviene quindi fondamentale lo sviluppo del fattore emotivo e irrazionale EQ (Emotional Intelligence), opposto e distinguibile dal fattore razionale IQ. 

Possedere un buon EQ significa avere una profonda conoscenza di se stessi, un buon controllo delle proprie emozioni e la capacità di coinvolgere gli altri in modo adeguato.

L’intelligenza emotiva non è però totalmente innata. In alcuni è più sviluppata per natura, ma in generale è fondamentale allenarla e migliorarla. 

Per favorirne lo sviluppo, esistono alcune pratiche aziendali e strumenti di allenamento. Vediamone alcuni:

 

Ascolto attivo 

 

La capacità di ascolto è fondamentale per sviluppare l’intelligenza emotiva. Non tutto l’ascolto però è uguale: c’è chi in una conversazione si sintonizza su un tipo di ascolto attivo e chi invece rimane passivo.

È chiaro che, se il nostro intento è quello di migliorare la nostra EQ, dovremo allenare la capacità di ascoltare attivamente gli altri. Per capire nel profondo, piuttosto che per rispondere.

 

La mancanza di ascolto e condivisione può causare conseguenze negative, sia a livello personale sia a livello organizzativo, come:

  • incomprensioni e conflitti;
  • episodi di stress;
  • rallentamenti nel lavoro ed errori.

È facile intuire, come l’ascolto attivo sia una competenza chiave per gestire la comunicazione e le relazioni in azienda.

Quali sono dunque le tecniche da mettere in atto quando si vuole comprendere realmente ciò che ci stanno comunicando?

  • Rimani in silenzio e presta attenzione, senza interrompere o pensare a ciò che dovrai rispondere.
  • Astieniti dal giudizio e comunica la tua comprensione verbalmente, tenendo il contatto visivo o facendo un cenno con il capo.
  • Presta attenzione alla comunicazione non verbale dell’interlocutore: la gestualità, la postura, il tono della voce. Sono tutti elementi che danno un valore aggiunto al messaggio che ti viene comunicato.
  • Riformula il contenuto a modo tuo: ti permetterà di verificare di aver davvero compreso il messaggio, permettendoti di entrare ulteriormente in empatia con l’interlocutore.

 

La comunicazione efficace

 

Collegata all’ascolto attivo vi è la capacità di comunicare efficacemente. Che si tratti di un’opinione, un problema o un feedback è fondamentale comunicare nel modo giusto per convincere e coinvolgere gli altri, e ottenere la loro fiducia. Anche la comunicazione efficace che rivolgiamo a noi stessi è fondamentale per raggiungere i propri obiettivi, sia professionali che personali.

Essere emozionalmente intelligenti, sia nel proprio lavoro che nella propria quotidianità, aiuta a comunicare correttamente, a evitare fraintendimenti, a ottenere i risultati che vogliamo per noi stessi e per l’azienda.

Intelligenza emotiva e linguaggio sono perciò legati tra loro. Un uso consapevole di entrambi gli strumenti ci permette di migliorare le nostre comunicazioni e stimola reazioni emotive nell’interlocutore, creando un sistema di aspettative.

In questo senso, la relazione tra comunicazione efficace e intelligenza emotiva diviene quindi evidente, soprattutto se pensiamo a quanto siano nocive le emozioni negative scaturite da una comunicazione scarsa o assente. 

 

Team building

 

Il lavoro in team è complesso e, anche in questo caso, le emozioni dei singoli influiscono sui risultati conseguiti dall’intero gruppo e sulle loro relazioni. Il team building è una pratica molto diffusa che contribuisce a creare una cultura aziendale basata su collaborazione e condivisione, capace di favorire lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. 

Le attività di team building favoriscono lo sviluppo della consapevolezza di se stessi, delle proprie emozioni e migliorano la relazione con gli altri. Un team formato da persone emotivamente intelligenti riesce a comunicare in maniera più efficace, evitare il conflitto e gestire i flussi di lavoro con più responsabilità e consapevolezza.

Per concludere, possiamo affermare che l’impiego dell’intelligenza emotiva, insieme agli strumenti che abbiamo citato prima, contribuisce a creare un ambiente di lavoro in cui le emozioni di ogni singolo individuo sono stimolate e canalizzate a favore del benessere aziendale che, a sua volta, produrrà maggiore produttività e coinvolgimento.

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